venerdì 28 gennaio 2011

Il primo soccorso in azienda

primo soccoso_cassetta sicurezza.jpg

Sicurezza e operazioni di primo soccorso

Ogni datore di lavoro deve assicurare a tutti i lavoratori il mantenimento della loro salute ed integrità psico-fisica nell’ambito di lavoro dell’impresa agricola. Pertanto, il decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 s.m. e i. Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro obbliga il datore di lavoro e/o i dirigenti delegati a designare preventivamente i lavoratori incaricati ad eseguire le operazioni di primo soccorso in caso se ne verifichi la necessità.

Per svolgere tale incarico è necessaria una formazione specifica degli addetti. L’obbligo si applica a tutte le imprese che abbiano anche un solo lavoratore dipendente o assimilabile, quindi anche ai soci prestatori di lavoro in società, associazioni e cooperative, agli apprendisti, agli assunti con contratto di formazione e lavoro, a chi effettua stage presso un'azienda.
Se il lavoratore si trova a svolgere il lavoro in luoghi isolati deve avere con sé un pacchetto di pronto soccorso e un mezzo di comunicazione. Tutti i datori di lavoro, devono assicurare un collegamento efficace tra l’impresa stessa e il servizio d’emergenza sanitario nazionale.

Il D.M. 388/03 che regolamenta la formazione e il corso primo soccorso e a cui fa rimando l’art. 45 d.lgs. 81/2008 prevede infatti che il lavoratore o lo stesso datore di lavoro, indicato come addetto al primo soccorso, frequenti un corso di primo soccorso (a volte indicato anche come corso di pronto soccorso).

Affinché il corso di formazione per addetto al primo soccorso abbia validità giuridica, lo stesso deve essere tenuto da personale medico, in collaborazione, ove possibile, con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale.
Lo stesso decreto ministeriale n. 388, del 15/07/2003 ha introdotto la classificazione aziendale per quanto attiene le modalità di organizzazione del pronto soccorso, individuando le tipologie di formazione degli addetti al pronto soccorso, in funzione di tale classificazione aziendale e specificando le attrezzature minime di equipaggiamento e di protezione individuale che il datore di lavoro deve mettere a disposizione degli addetti.
Tenendo conto della tipologia di attività svolta, del numero dei lavoratori occupati e dei fattori di rischio, le aziende ovvero le unità produttive vanno classificate in tre gruppi.

Gruppo A
1) Aziende o unità produttive con attività industriali, soggette all'obbligo di dichiarazione o notifica, di cui all'articolo 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, centrali termoelettriche, impianti e laboratori nucleari di cui agli articoli 7, 28 e 33 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, aziende estrattive ed altre attività minerarie definite dal decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624, lavori in sotterraneo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1956, n. 320, aziende per la fabbricazione di esplosivi, polveri e munizioni;

2) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori appartenenti o riconducibili ai gruppi tariffari Inail con indice infortunistico di inabilità permanente superiore a quattro, quali desumibili dalle statistiche nazionali INAIL relative al triennio precedente ed aggiornate al 31 dicembre di ciascun anno. Le predette statistiche nazionali INAIL sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale;

3) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori a tempo indeterminato del comparto dell'agricoltura.

Gruppo B
Aziende o unità produttive con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A.

Gruppo C
Aziende o unità produttive con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo A.
Si ritiene che le aziende che svolgono attività agricole rientrino nei gruppi A e B con i tempi minimi del corso di formazione di 16 ore complessive, e i contenuti devono prevedere anche la trattazione dei rischi specifici dell'attività svolta. La formazione del datore di lavoro o dei lavoratori designati andrà ripetuta con cadenza triennale.

E’ indispensabile che al termine del corso di formazione per il primo soccorso aziendale, l’addetto sia in grado, in maniera efficiente ed autonoma, di eseguire le seguenti operazioni di base:
• attuare le misure di primo intervento interno per contenere l’emergenza sanitaria;
• attivare i meccanismi di pronto soccorso mediante il ricorso ai numeri di emergenza.

Per le aziende o unità produttive di gruppo A e di gruppo B, il datore di lavoro deve garantire la dotazione della cassetta di pronto soccorso, tenuta presso il luogo di lavoro, adeguatamente custodita, facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica appropriata,

La cassetta di Pronto soccorso, nelle aziende agricole è sufficiente a contenere eventi di lieve entità
( piccoli traumi degli arti superiori, lesioni oculari, ustioni e contaminazioni ). Deve contenere i materiali per emergenza sanitaria che possono aiutare a fronteggiare eventi gravissimi in attesa del mezzo di soccorso.
L’utilizzo della cassetta è affidato agli addetti al Pronto soccorso. Può anche essere utilizzata da altri lavoratori o da altre persone presenti che possono trovare un rapido aiuto nelle istruzioni allegate.

CASSETTA DI PRIMO SOCCORSO: CONTENUTO MINIMO ALL. 1 D.M. n. 388

Guanti sterili monouso 5 paia

• Visiera paraschizzi 1
• Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro 1
• Flaconi di soluzione fisiologica ( sodio cloruro – 0, 9%) da 500 ml 3
• Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole 10
• Compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole 2
• Teli sterili monouso 2
• Pinzette da medicazione sterili monouso 2
• Confezione di rete elastica di misura media 1
• Confezione di cotone idrofilo 1
• Confezioni di cerotti di varie misure pronti all’uso 2
• Rotoli di cerotto alto cm. 2,5 2
• Forbici 1
• Lacci emostatici 3
• Ghiaccio sintetico pronto uso 2
• Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari 2
• Termometro 1
• Apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa 1

MATERIALE AGGIUNTIVO E INTEGRATIVO SPECIFICO ( art. 2 e 4 Decreto 388)
• Flacone acqua ossigenata 1
• Flacone disinfettante per cute non iodato 1
• Paia di guanti in nitrile (per contaminazione da sostanze) 4
• Visiera paraschizzi 1
• Bende garza di 10 cm 5
• Bende di garza da 5 cm 5
• Pennello decontaminazione aggressivi in polvere 1
• Sacchetti di ghiaccio pronto uso 2

MATERIALE INTEGRATIVO PER LA PROTEZIONE DEGLI OCCHI
• Flacone di soluzione tamponata sterile di lavaggio 1
• Tamponi bendaggio oculare 4

MATERIALE INTEGRATIVO PER EMERGENZA SANITARIA E RIANIMAZIONE
• Pallone per la respirazione artificiale completo di maschera (mod. adulto) 1
• Lacci emostatici per arteria 2
• Coperte isotermiche monouso 2
• Apribocca in plastica atraumatico per crisi epilettica 1
• Sacchetti plastica per amputazioni 2
• Sacchetti plastica per grandi amputazioni 2
• Bende elastiche 2
• Telo sterile cm 100 X 100 1

SANZIONI

Mancato provvedimento al primo soccorso e all’assistenza medica di emergenza

750 – 4.000 €  o 2– 4 mesi - Art. 55 c. 5 lett. a)

martedì 25 gennaio 2011

Il 2011 è l'anno delle foreste. Patrimonio verde sempre più vulnerabile

Anche nell'Anno internazionale dedicato alle Foreste non cessa l'allarme: ogni giorno, circa 350 km quadrati di foresta vengono distrutti in tutto il mondo. In Italia, patrimonio verde 'generoso', che necessita maggiore attenzione

Pubblicato il 24/01/11 su VIRGILIO NOTIZIE in Scienze e tecnologie| TAGS: foreste, boschi, 2011 anno foreste

foreste 595

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DEFORESTAZIONE E CEMENTO 

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Le Nazioni Unite hanno di deciso di dedicare il novello 2011 alle Foreste. Una risorsa del pianeta il cui inestimabile valore viene spesso dimenticato: ospitano l'80% del patrimonio natura e 300 milioni di abitanti, fornendo risorse per la sopravvivenza di 1,6 miliardi di persone, circa un quarto dell'umanità.
E' questo dunque l'Anno internazionale delle foreste, che verrà rilanciato lunedì prossimo al quartier generale dell'Onu, a New York.
L'Italia dispone di 200 alberi per ogni cittadino, per un totale di 12 miliardi di piante su una superficie che si estende per 10,5 milioni di ettari, l'equivalente all'incirca di un terzo del nostro territorio complessivo.
Secondo le stime, nel quadro del protocollo di Kyoto, per il periodo 2008-2012, l'Italia grazie alle sue foreste risparmierà circa un miliardo di euro in termini di emissioni. Dall'inventario emerge che il volume di legno dei nostri boschi ammonta ad oltre 1,2 miliardi di metri cubi, mentre la biomassa supera gli 870 milioni di tonnellate di legname, pari a circa 435 milioni di tonnellate di carbonio stoccato.
Anche nell'Anno internazionale dedicato ai polmoni verdi del Pianeta non cessa l'allarme deforestazione, nonostante alcuni segnali positivi. Secondo gli ultimi dati, dal 2000 ad oggi ogni anno il Pianeta ha registrato una diminuzione del patrimonio foreste equivalente all'area di un paese come il Costarica.
Il rapporto quinquennale della Fao sulle risorse forestali mondiali mostra un trend, negli ultimi dieci anni, in sensibile miglioramento sul fronte della media di ettari persi ogni anno: 13 milioni contro i 16 del decennio 1990-2000. Tuttavia, la situazione resta allarmante e occorre continuare a spingere verso una sensibilità maggiore verso la tutela delle risorse boschive.
Ogni giorno, circa 350 km quadrati di foresta vengono distrutti in tutto il mondo. Le maggiori cause di questa perdita di aree forestali sono: la conversione in terreni agricoli, un taglio indiscriminato del legname, una gestione errata della terra e la creazione di insediamenti umani.
Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia rileva che il problema interessa l’Italia sia per il pericolo dei cambiamenti climatici che per il ruolo che può avere nel mercato del legname di origine illegale.

venerdì 21 gennaio 2011

Stress da lavoro - Il primo gennaio sono diventate operative le Disposizioni sulla valutazione delle situazioni di lavoro con eventuale di disagio lavorativo

100_2093Un’indagine della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di lavoro ha rilevato che il 25% dei lavoratori europei dichiara di soffrire di stress sul lavoro.

Lo stress comporta disturbi psicologici (ansia, depressione, problemi relazionali, incapacità di concentrarsi), disturbi fisici (ipertensione, problemi cardiaci, deficit immunitari) e disturbi del comportamento. L’Organizzazione mondiale della sanità prevede che, entro il 2020, la depressione diventerà la causa principale di assenza al lavoro.

Il 1° gennaio 2011 sono diventate operative le Disposizioni sulla valutazione delle situazioni di lavoro con eventuale di disagio lavorativo.
Le disposizioni legislative sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro prevedono che il datore di lavoro dell’impresa agricola abbia la piena responsabilità nei confronti del benessere dei lavoratori e che anche lo stress dovuto al lavoro deve essere valutato come tutti gli altri potenziali rischi eventualmente presenti in azienda.

Tutte le imprese agricole che abbiano lavoratori dipendenti a tempo indeterminato o che assumono lavoratori o braccianti a tempo determinato, già dal 31 dicembre 2010 devono intraprendere azioni di monitoraggio dello stress lavoro correlato, alle situazioni di lavoro e non alle singole persone. Severe sanzioni sono previste per i datori di lavoro inadempienti.

Come si effettua la valutazione dello stress lavoro correlato

Per l’intero processo valutativo il datore di lavoro deve avvalersi della collaborazione del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e del medico competente come previsto dalla Legge 81/2008 e s.m.e i. (art. 29), ma anche del Rls (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza); può anche essere necessario il coinvolgimento di altre figure esperte.
Si inizia con la raccolta delle informazioni preliminari (organigramma, tipologie contrattuali, lavoratori provenienti da altri paesi, lavoratori assunti ex L. 68/1999).
Per l'eliminazione, la riduzione e la gestione dei rischi emersi dall’indagine, si deve dare priorità alla modificazione dei fattori stressogeni, privilegiando gli interventi alla fonte, focalizzandosi sugli aspetti organizzativi e/o gestionali che si siano rivelati critici.

Ove dalla valutazione preliminare non emergano elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro sarà unicamente tenuto a darne conto nel Documento di valutazione del rischio (Dvr) e a prevedere un piano di monitoraggio.

Diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazione e alla adozione degli opportuni interventi correttivi (ad esempio: interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi).
Ove gli interventi correttivi risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessa impresa definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (valutazione approfondita).

La valutazione approfondita prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori, ad
esempio attraverso differenti strumenti quali questionari, focus group, interviste semi-strutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori di cui all'elenco sopra riportato.
Tale fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di indagine venga realizzata tramite un campione rappresentativo di lavoratori.

Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori, in luogo dei predetti strumenti di valutazione
approfondita, il datore di lavoro può scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunioni) che
garantiscano il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia.
Il ministero del Lavoro, con la circolare del 18 novembre 2010 recante Approvazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato di cui all'articolo 28, comma 1- bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e s.m.i., precisa che la data del 31 dicembre 2010, di decorrenza dell’obbligo di valutazione del rischio lavoro stress correlato, deve essere intesa come data di avvio delle attività di valutazione.

La programmazione temporale delle suddette attività di valutazione e l’indicazione del termine finale di espletamento delle stesse devono essere riportate nel documento di valutazione dei rischi.

lunedì 17 gennaio 2011

Studio UE sull'aumento della biomassa del legno

Illustrazione di questo articolo

Una delle priorità dell'agenda dell'UE è raddoppiare il ricorso alle energie rinnovabili entro il 2020 in tutta Europa, in modo che possano rappresentare il 20% del consumo energetico comunitario complessivo. Con queste premesse, è chiaro che aumenterà la domanda di legno. Il legno e i suoi scarti rivestono da sempre un ruolo determinante sul territorio europeo, dove rappresentano il 50% delle fonti di energia rinnovabile. Viene quindi da domandarsi se la quantità di legno disponibile sarà sufficiente per soddisfare la richiesta futura. Nell'ambito del progetto EUWOOD ("Real potential for changes in growth and use of EU forests"), promosso dalla Direzione generale per l'energia della Commissione europea (DG Energia), si è deciso di analizzare la sfida insita in questo quesito analizzando meglio la questione legata alla fornitura energetica dalla biomassa del legno.


A partire dal 2000 il mercato globale dei prodotti forestali è stato investito da importanti variazioni. Rispetto ai nostri antenati che utilizzavano la legna per riscaldare le abitazioni, siamo di fronte a un grande cambiamento: la generazione di energia mediante il legno, infatti, rappresenta una nicchia di mercato. Le industrie, per esempio, utilizzano il legno come materia prima nella produzione di prodotti chimici. Tuttavia, la valutazione delle misure economiche e di politica forestale da adottare è oggi più difficoltosa che in passato per il carattere complesso che ha attualmente il mercato dei prodotti forestali.


Sulla base di questa considerazione, i partner di EUWOOD hanno utilizzato il "Wood Resource Balance" per mettere a confronto la domanda di legno per la produzione di energia e prodotti e la potenziale disponibilità di legno proveniente da foreste e altre risorse nell'UE dei 27. I risultati ottenuti mettono in luce che un aumento della fornitura di biomassa del legno ricavata dalle foreste europee potrebbe raggiungere il valore dell'attuale livello di utilizzo delle risorse se sul piano comunitario venisse attuata una strategia che contemplasse tutti gli aspetti necessari e si privilegiasse un approccio decisionale rapido e radicale.


Il consorzio EUWOOD ritiene che il potenziale di biomassa ricavabile dalle foreste dell'UE ammonterebbe, per il solo 2010, a quasi 1,3 miliardi di metri cubi. Nello specifico, il legno ricavato dal fusto rappresenta circa il 50% di questo potenziale, mentre la metà restante è costituita da residui da abbattimento, da ceppi e dalla biomassa del legno proveniente dalle misure di diradamento nelle foreste più giovani. Il potenziale scende però a circa 750 milioni di metri cubi a causa delle perdite dovute a difficoltà e vincoli forestali, tecnici e sociali. A subirne maggiormente gli effetti sarebbero il diradamento, i ceppi e i residui.


Una delle difficoltà rilevabili a livello forestale è per esempio la diminuzione della raccolta di biomassa nei siti già contraddistinti dalla carenza di nutrienti, in modo da non peggiorarne le condizioni. A livello tecnico, invece, il problema può essere costituito da un terreno che non tende a compattarsi, ovvero con caratteristiche tali da inibire la raccolta, mentre sotto il profilo sociale la disponibilità di biomassa potrebbe variare a causa dell'avvicendarsi dei proprietari delle foreste. Nell'ambito del progetto non è comunque stata condotta un'analisi sull'impatto complessivo di una raccolta intensiva.


Nel quadro di EUWOOD sono stati utilizzati scenari diversi per valutare il potenziale della biomassa del legno. Tra i vari aspetti analizzati, gli scienziati hanno per esempio valutato la percezione dell'uso del legno nella società. Da una parte, il potenziale della biomassa del legno può crescere fino a raggiungere 898 milioni di metri cubi (nel 2030), a condizione però che i cittadini attribuiscano grande importanza all'uso di questo materiale per la produzione di energia e per altri usi. Dall'altra, invece, il potenziale potrebbe scendere a 625 milioni di metri cubi se ai possibili effetti negativi di un più ampio ricorso al legno venisse attribuita un'importanza cruciale. Anche i vincoli economici, dalla loro, potrebbero determinare perdite consistenti, per esempio per quanto concerne i costi di approvvigionamento.


I risultati di un caso di studio condotto nella Carelia settentrionale, una regione finlandese, hanno dimostrato chiaramente che il potenziale di biomassa potrebbe precipitare del 28% se la disponibilità economica di coloro che utilizzano i residui degli abbattimenti diminuisse del 4%.
Secondo i ricercatori del progetto la fornitura di biomassa dovrebbe subire una spinta - sia per quanto concerne le foreste che per quanto riguarda altre fonti - in modo da consentire all'Europa di soddisfare la domanda crescente. Tuttavia, la domanda di legno potrebbe diminuire se a livello comunitario si promuovesse l'efficienza energetica e il ricorso ad altre fonti rinnovabili legate al legno.
Il progetto, coordinato dal Centro per le scienze del legno dell'Università di Amburgo (Germania), ha visto la partecipazione di esperti dell'Istituto forestale europeo, dell'UNECE/ FAO (Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite/ Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) - Sezione foreste e legno, dell'Istituto olandese per le foreste e i prodotti forestali (PROBOS) e dell'Istituto finlandese per la ricerca in ambito forestale (METLA) di Vaanta.

Per maggiori informazioni, visitare:
Istituto forestale europeo
http://www.efi.int/portal/
Università di Amburgo:
http://www.uni-hamburg.de/
Per leggere la relazione finale del progetto EUWOOD, fare clic:
qui
Per scaricare vari studi sulla bioenergia, fare clic:
qui

Biomasse da foreste sostenibili

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Aebiom, Associazione europea biomasse, di cui Aiel è full member, ha presentato una dichiarazione sulla neutralità carbonica delle foreste sostenibili nel corso del workshop organizzato al Parlamento europeo lo scorso 10 novembre 2010. 

Nella dichiarazione si dimostra come sia lo stock di carbonio sia la superficie forestale siano continuamente aumentati in Europa negli ultimi decenni e che attraverso la gestione forestale sostenibile delle foreste sia possibile da un lato continuare a incrementare lo stock di carbonio e dall’altro ridurre le emissioni di CO2 con la sostituzione delle fonti fossili, ottenendo così un significativo effetto sulla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Per scaricare la dichiarazione dell'Aebiom: http://www.aiel.cia.it/immagini/upload/Sost.pdf

IVA SUL CIPPATO AL 10%

20080624_4 L'Agenzia delle Entrate ha risposto positivamente al quesito posto sia da AIEL che da FIPER nel quale si chiedeva di conoscere il trattamento ai fini IVA della vendita di cippato di legno vergine utilizzato per la combustione.

Con nota del 23 dicembre 2010 prot. 954-177983/2010 l'Agenzia delle Entrate , Direzione Centrale Normativa - Settore Imposte indirette - Ufficio IVA, dopo aver esaminato la nota della Agenzia delle Dogane interpellata da AIEL e Fiper , nella quale venivano precisate le caratteristiche del cippato destinato alla combustione per la produzione di calore e il suo corretto inquadramento doganale, ritiene che il prodotto possa essere considerato quale - legna da ardere in tondelli, ceppi, ramaglie, fascine o in forme simili - da classificare al codice NC 4401 1000. In considerazione di questa classificazione, l'Agenzia delle Entrate ritiene che alla cessione di cippato si renda applicabile l'aliquota IVA del 10%.

Il cippato a cui viene riconosciuta questa aliquota IVA ridotta può provenire da legname di diverse qualità, deve essere ottenuto attraverso un processo di taglio meccanico di sminuzzatura o cippatura, triturazione o frantumazione, non deve aver subito trattamenti chimici o ulteriori lavorazioni e deve essere destinato esclusivamente alla combustione nonchè alla fornitura e distribuzione di calore ai consumatori attraverso reti di teleriscaldamento.

Scarica qui il testo della nota Agenzia delle entrate

lunedì 3 gennaio 2011

Mappe tematiche dai dati dell'Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio

L'applicativo disponibile sul portale www.ricercaforestale.it permette la creazione guidata di mappe tematiche inerenti alcuni indicatori di interesse forestale stimati attraverso l'ultimo Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio. In particolare sono disponibili le stime di superficie su base provinciale ripartitite secondo lo schema INFC in: macro-categorie inventariali, categorie inventariali, categorie forestali.
Le mappe create dagli utenti possono essere liberamente scaricate in formato KML per essere utilizzate sul proprio computer con il software gratuito Google Hearth (
http://earth.google.com/intl/it/index.html).

Per chi fosse interessato alla consultazione e al download (XLS, PDF) di tutti i dati INFC ad oggi disponibili a livello regionale, può consultare il sito web dell'unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale (CRA-MPF).