venerdì 26 novembre 2010

Combattere il cambiamento climatico: il contributo positivo dell'agricoltura e della silvicoltura

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Copa-Cogeca draft Declaration for the United Nations Climate Change Conference in Cancun, December 2010

Dichiarazione per la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico  a Cancun

Combattere il cambiamento climatico: il contributo positivo dell'agricoltura e della silvicoltura

Messaggi chiave per Cancun

* Nello spirito del capitolo IX del testo di negoziato relativo a un'azione concertata a lungo termine, gli approcci settoriali cooperativi e le azioni specifiche dei vari settori agricoli potrebbero servire come riconoscimento della natura strategica del settore e condurre a un rafforzamento del rapporto fra l'agricoltura e la sicurezza alimentare, nonché del legame fra l'adattamento e la mitigazione.

* Il ruolo significativo della produzione di derrate alimentari e della sicurezza alimentare dovrebbe essere chiaramente menzionato nel testo relativo all'azione concertata a lungo termine che potrebbe essere adottata al termine della COP16.

* Un programma di lavoro internazionale sull'agricoltura condotto dall'organismo sussidiario di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica delle Nazioni Unite (SBSTA) sarebbe estremamente utile per la promozione e la cooperazione nella ricerca, lo sviluppo, l'applicazione e la diffusione di tecnologie, pratiche e processi intesi a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'agricoltura.

* Si possono ottenere riduzioni realistiche delle emissioni di gas a effetto serra, ottimizzando allo stesso tempo il potenziale di produzione dell'agricoltura e della silvicoltura europee attraverso una produttività accresciuta.

* La gestione sostenibile delle foreste dovrebbe essere presa in considerazione nelle politiche relative al cambiamento climatico. Le future norme internazionali di contabilizzazione andrebbero rivedute per evitare di mettere a repentaglio l'equilibrio tra i nuovi incentivi a favore della cattura del carbonio da un lato e la mobilizzazione dei prodotti del legno e della biomassa per la produzione di energie e materiali rinnovabili dall'altro. Anche questo è di primaria importanza per l'agricoltura.

* Gli sforzi degli agricoltori devono essere sostenuti da politiche eque e solide nell'UE e su scala mondiale. L'attuazione della politica in materia di cambiamento climatico non deve minacciare la solidità economica o la competitività delle attività agricole e silvicole.

Nella prospettiva della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si terrà nel mese di dicembre 2010 a Cancun, il Copa-Cogeca, che rappresenta gli agricoltori, i silvicoltori e le cooperative agricole d'Europa, ritiene che la 16a Conferenza delle Parti (COP16) debba proseguire sulla via tracciata dall'accordo di Copenaghen nel 2009.

Sfide mondiali

1. L'agricoltura e la silvicoltura rivestono un'importanza economica e strategica mondiale e svolgono un ruolo centrale per far fronte alle sfide di oggi e di domani. L'aumento della domanda di prodotti alimentari, di materie prime ed energie rinnovabili, associato ai cambiamenti climatici e alla crescente volatilità dei mercati, determina che la sicurezza alimentare non può più essere considerata come qualcosa di acquisito. Questo dovrà costituire una priorità politica per i governi di tutto il mondo. In aggiunta, alcuni terreni vengono ritirati dalla produzione agricola in seguito alle maggiori pressioni volte a utilizzare dei terreni per rispondere alle esigenze crescenti delle aree urbane e del trasporto. I cambiamenti climatici, assieme alla sicurezza alimentare ed energetica, andrebbero considerati le forze convergenti di una produzione agricola e silvicola sostenibile.

2. Occorre prendere in considerazione l'impatto del cambiamento climatico sulla produzione alimentare mondiale all'atto dell'elaborazione della politica europea e internazionale sui cambiamenti climatici. Le esigenze e le azioni supplementari per lottare contro i cambiamenti climatici richiederanno una comunità agricola forte ed efficiente nelle zone rurali.

3. Gli agricoltori hanno già contribuito in maniera significativa alla riduzione dell'impatto delle loro attività sul clima poiché le emissioni di gas a effetto serra provenienti dall'agricoltura sono diminuite del 20% tra il 1990 e il 2006 (EU-27). Inoltre, le foreste europee assorbono 0,5 Gt di CO2/anno, ovvero il 10% del totale delle emissioni annuali di gas a effetto serra dell'industria nell'UE-27. In una certa misure, tali risultati sono stati sostenuti grazie all'impegno assunto dagli agricoltori, alle riforme della PAC e all'applicazione armonizzata di una legislazione europea sull'ambiente. Inoltre, l'agricoltura e la silvicoltura contribuiscono in maniera significativa al ciclo del carbonio e, attraverso la mobilizzazione dei prodotti del legno e della biomassa, dispongono di un forte potenziale di riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dai combustibili fossili e dai materiali non rinnovabili.

Far fronte in prima linea all'impatto del cambiamento climatico

4. L'agricoltura e la silvicoltura sono le prime ad essere colpite dal cambiamento climatico. Anche se gli agricoltori e i silvicoltori sono abituati ad adeguare le loro pratiche a condizioni in graduale mutamento, l'entità e le ripercussioni dei fenomeni climatici futuri (gelate precoci o tardive, variazioni stagionali più marcate, precipitazioni interstagionali e interannuali, inondazioni, siccità, propagazione di specie invasive, ecc.) avranno un maggiore effetto sulle loro attività che in altri settori dell'economia e comprometteranno la loro capacità di adattamento.

5. Le emissioni agricole hanno un profilo unico rispetto a quelle provenienti da altri settori. Il profilo dell'agricoltura in termini di emissioni di gas a effetto serra è fondamentalmente diverso da quello di altri settori, come quello industriale, domestico e dei trasporti, poiché è largamente composto da gas non CO2 gas derivanti da processi naturali e biologici: il metano (fermentazione enterica dei ruminanti) e il protossido d’azoto (l'applicazione di fertilizzanti organici e inorganici sul suolo). La natura biologica inerentemente variabile delle emissioni agricole non deve pertanto essere trascurata all'atto della selezione di opzioni di mitigazione appropriate. Gli agricoltori non devono inoltre essere penalizzati per le emissioni derivanti da processi naturali che non sono collegati alle pratiche di gestione, come un'emissione supplementare di carbonio proveniente dal suolo imputabile a un aumento delle temperature che moltiplica le probabilità di siccità e di carenze idriche.

Cogliere le sinergie fra l'adattamento al cambiamento climatico, la mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra e la produttività agricola

6. La natura stessa dell'agricoltura e della silvicoltura fa sì che, in molti casi, si possono trattare simultaneamente le tematiche della mitigazione e dell'adattamento.

- Grazie al ciclo del carbonio, l'agricoltura e la silvicoltura sono i soli settori economici capaci di catturare il carbonio nel suolo e nella biomassa anche durante i loro processi produttivi, che sono intrinsecamente legati alla preservazione della biodiversità, a un miglioramento dello stoccaggio dell'acqua e alla prevenzione degli incendi, delle inondazioni e dell'erosione. Analogamente, l'agrosilvicoltura, che collega le attività agricole e forestali, possiede un potenziale di sviluppo in numerose regioni dell'UE e può anche contribuire a catturare una maggiore quantità di carbonio, rappresentando così una maniera di adeguarsi al cambiamento climatico (ad esempio, siccità, tempeste).

- L'agricoltura e la silvicoltura possono produrre biomassa quale fonte di energia a basso contenuto di carbonio. Delle riduzioni settoriali nelle emissioni di gas a effetto serra sono possibili attraverso un maggior utilizzo delle colture energetiche, dei residui organici e degli effluenti per la produzione di biocarburanti e di biogas per il riscaldamento e l'elettricità. Esistono inoltre altri servizi connessi con le energie rinnovabili nel settore agricolo (per esempio, gli impianti di energia eolica e di energia solare a livello dell'azienda) che contribuiscono anche a ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche fossili e a migliorare la resilienza globale delle aziende agricole.

- Inoltre, anche l'uso crescente di prodotti di base dell'agricoltura e della silvicoltura per la produzione di materiali industriali può contribuire a ridurre il fabbisogno di prodotti di origine petrolchimica, come i polimeri e le fibre. Essi, assieme ai prodotti legnosi raccolti, possono svolgere un ruolo importante per sostituire i materiali industriali ad alta intensità energetica, ad esempio nell'edilizia. Questi mercati offrono grandi opportunità di diversificazione dei sistemi di produzione agricola e degli ecosistemi agricoli.

- Il settore agricolo s'impegna a migliorare la sua efficienza nell'utilizzo delle risorse, massimizzando nel contempo la sua capacità produttiva. Per esempio, ulteriori progressi in termini di efficienza energetica dei fabbricati agricoli e di gestione dei fertilizzanti e del letame attraverso un miglioramento della pianificazione e dell'applicazione potrebbero ridurre le emissioni e anche elevare la qualità dell'acqua. Analogamente, è essenziale promuovere l'utilizzo dei risultati conclusivi della ricerca per modificare le pratiche relative all'alimentazione degli animali e introdurre soluzioni innovative per i locali di stabulazione, che permettano di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di migliorare la resilienza ai futuri eventi climatici. Una maggiore efficacia nell'uso delle risorse idriche in agricoltura può inoltre facilitare l'adattamento a una riduzione della disponibilità di acqua.

7. Questi contributi significativi dell'agricoltura e della silvicoltura ai settori dell'energia, dell'industria, dell'edilizia e dei trasporti dovrebbero essere riconosciuti, anche se l'attuale politica climatica non attiribuisce loro tali vantaggi.

Fattori che ostacolano il contributo dell'agricoltura e della silvicoltura

8. Le disfunzioni del mercato e le distorsioni della concorrenza impediscono all'agricoltura e alla silvicoltura di ottimizzare il loro potenziale di adattamento e di mitigazione. L’instabilità del mercato è in aumento: durante la crisi agricola del 2009, i redditi degli agricoltori sono diminuiti in media del 12% (nell'UE-27)[1].

9. Sono indispensabili ingenti investimenti nella ricerca per colmare le lacune esistenti sul piano del potenziale di mitigazione e i costi delle varie pratiche di gestione, di modo che le opzioni più vantaggiose siano accettate e attuate a livello delle aziende agricole. Fornire consulenza e formazione professionale è fondamentale per migliorare la capacità di adattamento degli agricoltori e dei silvicoltori e per facilitare l'accesso a strumenti che utilizzino il potenziale di attenuazione delle loro attività.

10. Le incertezze concernenti le norme attuali di controllo e di contabilizzazione riguardo alla destinazione d'uso del terreno, ai cambiamenti di tale destinazione e alla silvicoltura continuano a costituire una sfida rilevante.

L'agricoltura e la silvicoltura hanno bisogno di un quadro politico orientato al futuro.

11. La capacità di adattamento autonomo a livello dell'azienda agricola è limitata nel lungo termine e il cambiamento climatico sta diventando un fattore preponderante nelle decisioni gestionali prese dagli agricoltori, dai silvicoltori e dalle cooperative agricole.

12. Di conseguenza, un quadro politico stabile e flessibile è vitale affinché si possano effettuare investimenti a lungo termine in tecnologie rispettose del clima. La priorità deve essere accordata alle opzioni "no-regret" (letteralmente "nessun pentimento) che apportino benefici sia economici che ambientali, evitando così l'insorgenza di conflitti fra i vari obiettivi.

13. Qualsiasi strategia climatica per i settori agricolo e silvicolo va elaborata con prudenza. Diverse misure tese a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di detti settori potrebbero tradursi in un trasferimento della produzione all'esterno dell'UE. Ciò non farebbe altro che "esportare" le emissioni verso paesi terzi, limitando allo stesso tempo lo sviluppo del settore agroalimentare europeo. Tale eventualità metterebbe a repentaglio i posti di lavoro di milioni di agricoltori, così come la competitività delle loro cooperative.


[1] Eurostat

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